LA BANCA AGRICOLA POPOLARE DI RAGUSA

La storia della Banca Agricola Popolare Ragusa (BAPR) è intimamente connessa a quella del territorio nel quale opera, Ragusa e la Sicilia Sud orientale. Se il legame con la realtà locale è uno dei tratti peculiari di ogni banca popolare, ecco che nel caso della BAPR si fa veramente solido, tanto che storia del territorio e storia della banca si intrecciano e si influenzano reciprocamente dando vita a un binomio sostanzialmente inscindibile.

La nascita della banca avviene nel marzo del 1889 in un contesto sociale e politico particolarmente favorevole allo sviluppo di simili istituti. Proprio in quel decennio, infatti,  sono finalmente poste le basi per una decisa modernizzazione del ragusano che, nel campo del credito,  segna il superamento del circuito tradizionale dei negozianti-banchieri. Di conseguenza, il 10 marzo 1889, complici le difficoltà della Mutua popolare – già operante in città da diversi anni – a causa della crisi economica, un drappello di ragusanii  firma, presso lo studio del notaio Emanuele Cabibbo, l’atto di fondazione della Banca Popolare Cooperativa di Ragusa. I primi soci  versano il capitale e  cominciano a cercare nuove persone da coinvolgere nell’impresa: la giovane Popolare conta a fine anno già una sessantina di soci che sottoscrivono azioni per un ammontare di 56.000 lire.
La composizione sociale dei soci  rappresenta soprattutto  piccoli e grandi possidenti , mentre pochi  sono gli operai e i rappresentanti delle altre categorie sociali.  A differenza  della maggior parte degli statuti adottati dalle altre Popolari, quello della Popolare Cooperativa di Ragusa non regolamenta l’attività di beneficenza della banca.

Dopo aver individuato una sede, la banca  comincia  a muovere i primi passi: ai vertici del consiglio di amministrazione  sono nominati Giorgio Arezzo, presidente, e Giovanni Lupis, vice presidente, mentre a Carmelo Scribano  spetta l’onore di essere il primo direttore. La massa di mezzi amministrati  cresce rapidamente, tanto che il capitale sociale  già nel 1891 ascende a 71.300 lire – totale dei mezzi amministrati, valori medi, nei primi anni: 81.181 lire nel 1889, 222.482 nel 1891, 461.993 nel 1892-1996, 561.507 tra il 1897 e il 1901, 965.163 tra il 1902 e il 1906.

La Banca Popolare Cooperativa di Ragusa comincia quindi a essere un punto di riferimento per gli altri grandi istituti di credito dell’epoca: nel 1893  viene abilitata al risconto presso il Banco di Sicilia e la Banca Nazionale del Regno – poi Banca d’Italia. Nei primi anni del Novecento diviene  la rappresentante a Ragusa della Banca di Sicilia e della Banca Commerciale Italia. Nel 1902, infine, entra nell’Associazione nazionale delle banche popolari. Il maggior dinamismo manifestato all’inizio del XX secolo (nel 1910  viene inaugurata la prima filiale a Ragusa Ibla.) è da attribuire al nuovo direttore Luigi Cartia, grazie al quale i soci  ottengono più lauti dividendi – nel 1903 si tocca la punta massima del 14% – rafforzando contemporaneamente il fondo di riserva.
I primi successi e il sensibile aumento dei dividendi portano alla nascita di altre banche concorrenti: nel 1902 nasce la Banca Popolare Agricola Cooperativa, nel 1904 la Banca Cooperativa Agricola Commerciale e infine, nel 1910, la Banca Agricola Commerciale la Popolare. Tra questi, l’istituto nato nel 1902 diviene ben presto il principale antagonista e si avvia a superare la Banca Popolare Cooperativa di Ragusa in termini di masse amministrate e depositi.

Ecco che, con l’avvento del fascismo, il legame tra quadro politico, territorio e sviluppo della Banca torna a farsi sentire in tutta la sua forza. Gli snodi  sono due: l’istituzione della Provincia di Ragusa e l’azione di risanamento del sistema bancario avviata dal regime a seguito della crisi economica del 1929. Il primo punto riveste un’importanza capitale per  le sorti della banca. A far cadere la scelta del capoluogo su Ragusa, in luogo delle “rosse” Vittoria e, soprattutto, Modica (fulcro del circondario sin dai primissimi tempi post unitari), le cui aspettative sono  “certamente non illegittime” (anche per la dimensione stessa: Modica conta circa sessantamila abitanti contro i quarantottomila di Ragusaii), fu proprio il fatto che Ragusa “patria” del Pennavaria [era] simpatica al fascismo per la reazione antiproletaria che da essa si era vittoriosamente irradiata”iii. Le generose opere pubbliche finanziate dal regime fascista  fanno in modo che la crisi economica e il crollo della Banca italiana di Sconto  abbiano avuto nel ragusano un impatto meno dirompente che in altre aree del Paese.

Il secondo snodo, ovvero la riorganizzazione del sistema bancario, crea le condizioni per la fusione tra le quattro banche popolari presenti nel ragusano: “considerata da una prospettiva nazionale la fusione non rivestiva caratteri d’eccezionalità. La concentrazione si inseriva nel processo di sfrondamento e di risanamento dell’intero sistema bancario nazionale che le circostanze imponevano”iv (infatti, si passa  dalle 4328 banche del 1927 alle 1424 del 1945;  le Popolari, in particolare, passano  da 662 a 233.). Il 5 maggio 1935, infatti, si tengono  contemporaneamente le assemblee dei soci, che  deliberano la fusione per incorporazione nella Banca Popolare Agricola Cooperativa che  assume la denominazione di Banca Agricola Popolare di Ragusa. Per effetto della fusione il capitale sociale sale a 5.321.400 lire, suddivise in azioni da cento lire l’una, per gran parte in rappresentanza dei due principali istituti di credito: la Banca Popolare Agricola Cooperativa – 75% – e la Banca Popolare Cooperativa – 15%. Il primo presidente è  Salvatore Ottaviano, in rappresentanza della vecchia Agricola Popolare, mentre a Giovanbattista Cartia, nipote di Luigi, esponente della Popolare cooperativa, spetta il posto di condirettore insieme ad altri due membri scelti tra gli altri istituti minori – Nicola Gulino e Giuseppe Licitra Salesio. Tuttavia, a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale, gli effetti positivi della fusione non possono  dispiegare completamente le loro potenzialità.

Il secondo dopoguerra si apre  nel segno della famiglia Cartia che, con Giovambattista,  assume  la guida della BAPR. La ripresa si fa e sentire sensibilmente tanto che, già alla fine degli anni ’40, il capitale sociale  è più che raddoppiato rispetto al 1945 e gli impieghi  crescono sensibilmente. Nuove filiali  vengono aperte a S. Croce in Camerina, Acate, Ispica, Vittoria e Marina di Ragusa. In seguito, la BAPR riesce finalmente a varcare i confini della provincia aprendo ulteriori filiali a Rosolini, Francosbarco” a Catania: “più di ogni altro istituto di credito pubblico e privato, la BAPR  sviluppò in questi anni il prestito artigiano e agrario, privilegiando le piccole e piccolissime imprese – giustamente considerate l’ossatura del sistema economico”v.

Dagli anni ’70 ad oggi, la BAPR conosce ben pochi avvicendamenti ai propri vertici, nel segno di una continuità che rappresenta uno dei suoi punti di forza: alla carica di Direttore generale; dal 1970 al 2001, è Giovanni Cartia; dal 2001 al 2006, è Vincenzo Spata, dal 2006, è Salvatore Inghilterra; alla carica di Presidente, dal 1970 al 1988, è Giovanbattista Cartia; dal 1988 al 2002, è Mario Schininà; dal 2002, è Giovanni Cartia, che dal 2001 al 2009 è altresì Amministratore Delegato.
Tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, l’evoluzione del quadro europeo che matura tra Berlino – caduta del Muro – e Maastricht – firma del Trattato sull’Unione europea –, passando per il Mercato Unico Europeo, non  può che ripercuotersi anche sulla BAPR. La complessa catena di fusioni, incorporazioni, assorbimenti e ristrutturazioni che interessano  il sistema bancario italiano, come quello degli altri stati membri dell’Unione europea, tocca, seppur in misura minore rispetto ad altre Popolari, anche l’istituto ragusano.

Nei primi anni ’90, la BAPR opera ancora con soli 28 sportelli, concentrati soprattutto in provincia di Ragusa, ma diffusi anche nelle province di Siracusa e Catania. Con la liberalizzazione degli insediamenti consentita dalle Autorità di Vigilanza, si inaugura un periodo di rapido sviluppo. Nel 1997, diviene Capogruppo dell’omonimo Gruppo Bancario, acquisendo il controllo, a seguito di OPA, della Banca Popolare di Augusta. Tra il 1997 e il 2003, effettua quattro operazioni di fusione per incorporazione di alcune Banche di credito cooperativo – BCC di Linera, BCC di Belpasso, BCC di Itala  – ed, infine, della stessa Banca Popolare di Augusta. Nel 2000, acquisisce il controllo della società Concordia SIM SpA, ridenominata FinSud SIM SpA, con sede in Milano, ove pure, nel 2001, viene insediato uno sportello bancario. Nel 2008,  avviene l’acquisto di 10 sportelli del Banco di Sicilia, allocati nelle province di Messina e Catania. Nel 2010, gli sportelli sono complessivamente 98, di cui 97 in Sicilia – nelle province di Ragusa, Siracusa, Catania, Enna e Messina – ed uno a Milano.

La BAPR privilegia negli anni una forte e costante politica di patrimonializzazione, infondendo negli investitori ed nei clienti una immagine di solidità e di fiducia nel futuro, un forte sentimento di protezione del risparmio e un senso di profondo rispetto per il lavoro, quale campo elettivo di espressione del valore della Persona umana. L’azionariato della BAPR ha un assetto diffuso ed è composto oggi da circa 15.000 soci, residenti, per la quasi totalità, nelle zone di operatività della Banca essendone, di norma, anche clienti.

Lo sviluppo intrapreso, frattanto, richiede anche una nuova sede sociale e amministrativa, per la quale viene acquistato nel 1991 ed inaugurato a fine 1995 un moderno e prestigioso Centro Direzionale di impronta razionalista, ubicato nella zona alta della città: con rimpianto, ma consci della necessità e delle nuove opportunità, i vertici istituzionali lasciano la palazzina liberty del centro storico, che continua ad ospitare la filiale numero “zero”, la Sede di Ragusa.

La BAPR rafforza il legame col territorio anche attraverso diffuse erogazioni liberali e sponsorizzazioni, alcune tra le quali di particolare visibilità: tra esse, in campo sportivo, si segnala quella del team Virtus Ragusa di pallacanestro maschile che riesceì, a partire dal campionato 1997- 1998, a disputare alcune più che dignitose stagioni in serie A2; nel campo della ricerca scientifica, quella  a favore della Fondazione San Raffaele del Monte Tabor per il progetto “Trapianto di cellule staminali neurali somatiche come nuovo approccio nel trattamento della sclerosi multipla.” In campo culturale, nel 2010 la BAPR promuove la costituzione della Fondazione “Doris e Cesare Zipelli”, chiamata ad amministrare parte delle pregevoli collezioni di stampe e di ceramiche antiche di quest’ultimo poliedrico personaggio di raffinata cultura e sensibilità, che ha animato la società ragusana nello scorcio del secolo scorso, di recente scomparso.

Sotto la guida di Giovanni Cartia (insignito nel 2010 della onorificenza di Cavaliere del Lavoro), la BAPR  dimostra dinamismo e capacità di evolversi, contemperando i principi della cooperazione di ispirazione luzzattiana con le spinte innovative della globalizzazione: i valori di Democrazia economica, Prossimità e Solidarietà continuano a caratterizzare i tratti distintivi di questa Banca locale, unica tra le banche popolari in Sicilia a mantenere la propria indipendenza societaria ed a rappresentare con continuità le componenti economiche e professionali originarie, interpretando il concetto di “mutualità” come sentimento di “solidarietà territoriale”.  

L’orientamento degli impieghi a favore delle famiglie e delle imprese dei comprensori di riferimento, accordati nel segno del premio alla laboriosità e al merito; l’importante sostegno ai livelli occupazionali; l’appoggio di servizio alle Istituzioni locali; l’assiduo sostegno alle iniziative di carattere sociale, con particolare riguardo alle fasce deboli delle popolazioni ed alle associazioni no profit; la volontà di preservare il prezioso patrimonio d’arte e di cultura rappresentato dal complesso dei “saperi” e delle tradizioni artigiane ed artistiche locali quali preziose risorse per lo sviluppo, testimoniano la coerenza di un impegno che dura nel tempo e che vuole accompagnare la propria Comunità in una reale crescita di Civiltà.

I principi di Responsabilità Sociale e di Etica economica che la Banca Agricola Popolare di Ragusa declina nella propria azione ben si compendiano nel messaggio che ne qualifica la recente comunicazione istituzionale, rappresentando insieme convinta asserzione di un programma ed accorata esortazione alla rinascita: Sicilia, Crescere nei Valori.